Salci

Proseguiamo nella scoperta de L’Umbria che non ti aspetti, oggi vi parlerò di Salci. Un piccolo Borgo abbandonato, ma dal fascino non comune, dove il tempo sembra essersi fermato.

Ph Città della Pieve and Friends, Salci, Città della Pieve
Ph Città della Pieve and Friends

Compito di una blogger d’assalto è anche quello di raccontare dei piccoli pezzi di storia che spesso vengono trascurati, perché magari, a prima vista, non sembrano luoghi  accattivanti.

Salci è un borgo fortificato, situato su una collina, a pochi chilometri dal centro storico di Città della Pieve. Il borgo ,è vero,  è abbandonato da anni e ha un problema di degrado, ma è senza scherzare, non solo un pezzo di storia d’Umbria, ma anche del nostro paese. Salci racconta una realtà che un tempo esisteva in tutta Italia: la mezzadria.

Borgo di Salci_ Porta d'Orvieto
Borgo di Salci_ Porta d’Orvieto

Fu costruito nel XIV sec. dagli eredi del condottiero Bandino Bandini  e già nel 1568, diventò un ” castello ducato”. In epoca antica questo paese vantava una posizione strategica, poiché si trovava nel territorio  papale di Orvieto, prossimo al confine con il Granducato di Toscana e con il Marchesato di Castiglione del Lago.

Posto, quindi, tra Siena e Orvieto, lungo l’adiacente percorso della via Francigena, il borgo era scelto come sosta da mercanti e pellegrini diretti a Roma, ma, il fatto di essere tra due grandi Stati, lo rendeva gradito rifugio per contrabbandieri e ricercati, spesso non tollerati dai duchi.
Il minuscolo recinto medievale (tre ettari circa) godeva, infatti, delle prerogative feudali, disponeva di prigione locale e guarnigione militare autonoma da Castel della Pieve; il signore aveva potestà di imporre tributi e pedaggi, di autorizzare mercati e fiere e di battere moneta.
Nel tempo si sono succeduti nel possesso di Salci la famiglia Bandini e la famiglia Bonelli – Crescenzi.

Borgo di Salci
Pozzo dell’ acqua . Situato davanti alla Chiesa di San Leonardo, difronte al Palazzo signorile

Torniamo al ‘900.  Nel 1964, in Italia, fu vietato per legge stipulare nuovi contratti di mezzadria, cioè, per semplificare, dei contratti in cui il mezzadro lavorava il terreno del proprietario terriero, aveva un tetto, aveva da mangiare ma non aveva uno stipendio.  Salci all’epoca era ancora abitato da famiglie che vivevano di agricoltura e che vennero “invitate ” ad abbandonare il paese e a trasferirsi nelle città. A me personalmente ha ricordato le vicende di Matera, anche se ci sono delle differenza .

Durante la nostra visita in questo Borgo abbiamo incontrato una signora  che abitava li durante l’infanzia .  Ci ha raccontato che provarono a restare nel loro amato borgo, ma insomma , vinse il progresso. Nessuna famiglia se la sentì di firmare per restare e quindi fu abbandonato. Come dargli torto!

BOrgo di Salci

Le due corti sono separate dalla porta arcata dell’orologio, sovrastata da un loggiato rinascimentale a tre fornici, detto “degli spiriti”, corridoio aperto che metteva in comunicazione il palazzo ducale con la chiesa: serviva per permettere alla famiglia ducale di raggiungere indisturbata la chiesa. Il palazzo fa angolo con la torre di porta di Siena, secondo ingresso sull’itinerario per Siena-Orvieto. Il largo è circoscritto da una serie di case con un palazzetto più alto e un pozzo circolare con tettuccio a coppi e sportello a grata in legno. Oltrepassato l’angolo, si elevano la casa canonica e la chiesa di San Leonardo (o San Leo), rimaneggiata nel Seicento, con tre pinnacoli in sommità ed un alto campanile cuspidato barocchetto.

Oggi ha diversi proprietari, privati e non, perché se ho capito bene la Chiesa non è sconsacrata.

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