Il tifone e il monte sacro.

Nell’autunno del 2019 gli abitanti della regione giapponese del Kanto vissero sulla loro pelle il “landfall” del tifone Hagibis. Il maltempo colpì, per giorni, tutto il territorio del Giappone centrale, facendo non pochi disastri.

Durante il landfall di Hagibis, stavo viaggiando verso il Monte Koya che, oltre essere “Patrimonio dell’Umanità dell’UNESCO”, è integrato in una serie di percorsi di pellegrinaggio religioso da fare a piedi.

In termini di tempo si fa prima ad arrivare da Tokyo a Hakodate che da Tokyo a KoyaSan, ma chi decide di visitare questo luogo non può’ avere fretta perché desidera soggiornare in un tempio buddista, viverne la magia, gustarne i pasti, rigorosamente “vegetariani”, assistere e partecipare alla cerimonia del mattino in compagnia degli altri ospiti del tempio. In Giappone “andare al tempio” è un’ usanza a cui sono ammessi anche i “Gaijin” cioè gli stranieri e, in questa attività, la barriera linguistica non è molto importante.

Koya San è situato nella remota penisola di Kii, nella prefettura di Wakayama, ed ospita una delle più famose scuole di buddismo Shingon: immerso nella natura, raggiungerlo non è proprio facile ma è sicuramente divertente.

Ho raggiunto la funicolare che porta in cima al Monte Koya da Osaka. Arrivata alla fermata Shin Osaka, mi sono diretta in biglietteria, ho pronunciato le fatidiche parole “Koya San”, perché l’inglese non sempre è utile in Giappone, e mi è stato consegnato un biglietto a/r con allegati degli sconti (incomprensibili) che ho scoperto essere il Koyasan World Heritage Ticket. Dalla stazione Shin Osaka ho preso la Loop Line fino a Shin-Imamiya dove ho cambiato per prendere il treno della Nakai-Koya line. Sono scesa a Gokurakubashi per poi prendere la funicolare.

Una volta arrivata a Kumagaiji, il tempio dove avrei soggiornato, sono andata subito alla scoperta di questo luogo, anche se per poco a causa del maltempo.

Tornata al tempio, ho incontrato il monaco che aspettava tutti gli ospiti per informarli che a causa del tifone un albero era caduto lungo le rotaie della funicolare, che i collegamenti erano bloccati e le strade in quel momento non erano agibili.

Nonostante la paura iniziale è andato tutto bene perché KoyaSan, fortunatamente è stato toccato marginalmente da Hagibis, ma qualche disagio è stato inevitabile…viaggiare è anche questo, vivere delle esperienze importanti con un’altra comunità di persone.

Sono rimasta colpita dalla bravura dei giapponesi nel gestire le conseguenze del tifone: sono calmi e organizzati, informano e formano la cittadinanza facendola sentire preparata. Questo modo tranquillo, efficiente ed un po’ fatalista di vivere le avversità è sicuramente stato il miglior insegnamento che ho portato a casa da questa vacanza.

In più se capita di restare bloccati in un bellissimo tempio tradizionale la preoccupazione si riduce ancora di più, perché mal che vada ci sarà sempre l’Onsen, pronto, per un bagno rilassante.

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