Nell’ambito della lingua italiana, una questione é spesso fonte di dubbi e riguarda l’ordine corretto con cui scrivere il nome e il cognome.
Sebbene possa sembrare un dettaglio di poco conto, la posizione di questi elementi è regolata da norme precise e consolidate, che si riflettono in diversi contesti formali e informali.
La norma prevalente nella lingua italiana stabilisce che si debba scrivere prima il nome e poi il cognome. Questa è una consuetudine antica e ben radicata, insegnata fin dalle scuole elementari e mantenuta nei contesti più disparati, dalla firma personale ai documenti personali ufficiali. Ad esempio, in una firma autografa, anche in presenza di nomi composti, si segue invariabilmente la sequenza nome, secondo nome (se presente), e cognome: come in “Marco Ettore Allaix” o “Antonio Rossi”.
Questa prassi non è solo una questione estetica o di tradizione, ma anche di chiarezza: consente infatti di distinguere con immediatezza quale sia il nome proprio e quale il cognome, specialmente in casi dove entrambi possono assumere una forma ambigua o essere anche nomi comuni. Si pensi a combinazioni come “Giulio Franco” o “Martina Antonella”, che senza una regola definita potrebbero generare confusione.
Nel caso di documenti ufficiali, come passaporto o carta d’identità, la dicitura può variare per esigenze tecniche o normative; tuttavia, anche in questi casi, la grafia del nome seguito dal cognome rimane la norma standard per la firma personale.
Le eccezioni: cognome prima del nome in elenchi e contesti particolari
Un’eccezione importante alla regola appena descritta riguarda gli elenchi alfabetici, nei quali è prassi consolidata riportare il cognome prima del nome. Questo avviene per motivi di funzionalità e reperibilità, come nelle liste telefoniche, negli atti notarili o negli elenchi ufficiali di studenti e professionisti.
Ad esempio, in un elenco di partecipanti a un evento o in un registro ufficiale, si trovano voci come “Rossi, Antonio” o “Allaix, Marco Ettore”. In tali casi, l’inversione dell’ordine è funzionale e non indica un errore, bensì una precisa scelta di classificazione. Nel linguaggio burocratico e amministrativo, questa modalità è largamente adottata, anche se nella corrispondenza personale e nelle firme si mantiene la sequenza nome-cognome.
È utile sottolineare che negli atti notarili i comparenti sono usualmente elencati con prima la dicitura del cognome e poi del nome, a conferma della specificità di questo contesto.

Implicazioni e riflessioni sull’uso di nome e cognome (www.ilmiogirointornoalmondo.it)
Nonostante la chiarezza offerta dalla regola generale, il dibattito sull’ordine di nome e cognome non manca di suscitare opinioni divergenti nella società, anche in relazione a esigenze identitarie e pratiche. Alcuni sostengono che il cognome, essendo identificativo di famiglia e quindi della persona in senso giuridico, dovrebbe avere priorità, mentre altri privilegiano la tradizione linguistica e la praticità dell’ordine nome-cognome.
Questa discussione si amplifica quando si considerano casi di nomi e cognomi omonimi o quando i nomi sono comuni e i cognomi più rari. La regola italiana, però, rimane chiara e coerente: si scrive prima il nome e poi il cognome, salvo eccezioni specifiche di elenchi o documenti tecnici.
In ambito giuridico, infatti, l’articolo 6 del Codice Civile italiano sancisce implicitamente che la persona fisica è identificata dal nome seguito dal cognome, mentre la persona giuridica (come una società) può essere indicata diversamente, il che supporta ulteriormente la distinzione e l’ordine nella scrittura.
La regola linguistica: prima il nome, poi il cognome (www.ilmiogirointornoalmondo.it)






